Una favola per adulti che Chiara Gamberale ha scritto in “Qualcosa”, il romanzo della leggerezza
Sarà stata l’illustrazione minimal di Tuono Pettinato sulla copertina, sarà stato il colore rosso fuoco che ha preso il sopravvento sugli scaffali delle librerie in questo ultimo mese o, molto più verosimilmente, sarà stato il titolo, “Qualcosa”, nella sua semplicità ed efficacia, a farmi portare a casa l’ultima opera di Chiara Gamberale, autrice troppo a lungo stipata nella lista degli autori che mi hanno sempre incuriosito senza che decidessi mai, concretamente, di approfondire. Eppure l’ho fatto, anche se, da una prima occhiata furtiva lanciata in libreria, con almeno altri tre libri sotto il braccio, non ero riuscito a mettere a fuoco con precisione cosa avevo tra le mani: un moderno remake de “Il piccolo principe” o un tentativo nostrano di riproporre le atmosfere alla David Grossman?
Niente di tutto questo, ovviamente. Si tratta di una storia, una storia narrata come fosse una favola e una favola che resta come una metafora nella mente di chi legge, incuriosito, come un bambino, dalle semplici e stupende illustrazioni di Tuono Pettinato, fumettista e illustratore che dà tratti e colore alle parole dell’autrice. Si narra della principessa Qualcosa di Troppo, figlia del re e della regina Qualcosa di Importante e Una di Noi. Fin dalla nascita la piccola è un vulcano iperattivo, sempre alla ricerca di nuove esperienze, incuriosita da tutto e instancabile qualsiasi cosa faccia. Anche nelle vite apparentemente più felici e spensierate, però, arrivano le prove più dure, quasi come una nemesi che a prescindere tocca ad ogni essere umano: la regina Una di Noi muore lasciando nel cuore di Qualcosa di Troppo un vuoto incolmabile che neanche la tristezza, con un interminabile pianto, riuscirà a colmare.
La confusione di questo momento verrà alleviata, in parte, dalla comparsa in scena del Cavalier Niente che insegnerà, o meglio proverà ad insegnare, alla principessa il beneficio del non fare nulla e del rimanere a contatto con quel vuoto, di viverlo, di “accarezzarlo” dandosi del tempo e senza provare a contrastarlo. La “terapia” proposta dal nuovo amico non durerà a lungo, non basterà stare distesi sul prato a fischiettare o ad inventare storie buffe; Qualcosa di Troppo sa che l’unico modo per stare bene è fare e fare tanto.
L’illusione di poter finalmente essere felice arriverà, prima, parlando di sè attraverso una rudimentale versione dei moderni “social network” sforzandosi di dare, di sè, un’immagine quanto più possibile felice e serena, e dopo con la scelta di uno dei pretendenti pronti a chiedere la mano della stessa: Qualcosa di Buffo, Qualcosa di Blu, Qualcosa di Giusto, Qualcosa di Speciale e Qualcosa di Più. Sebbene ognuno dei pretendenti sembri incantare, per un attimo, Qualcosa di Troppo, la loro esclusività e il fascino di ognuno hanno un effetto solo momentaneo sul benessere della principessa che, puntualmente, torna dal Cavalier Niente per farsi medicare la ferita che ancora sanguina.
Il dialogo finale tra Qualcosa di Troppo e il Cavalier Niente metterà ordine e farà giungere il lettore ad un messaggio che nella sua semplicità rappresenta un monito quanto mai importante in questo momento. I due protagonisti giungono alla consapevolezza che gli estremi che li caratterizzano devono trovare un punto di incontro per poter essere felici: fare e sentire troppo non va bene come fare o sentire niente. Da quel momento la principessa si chiamerà, semplicemente, Qualcosa.
La genuinità della storia riesce nel suo intento di farci fermare per un attimo e riflettere sul fatto che siamo, ormai, governati dalla necessità, divenuta quasi fisiologica, del “fare”. Abbiamo perso, probabilmente, il contatto con la semplicità delle cose, le uniche forse che possono davvero farci sentire bene; cerchiamo, quindi, quelle sensazioni in una gara veloce e snervante che consiste nel mostrarci agli altri in qualsiasi momento e attraverso tutti i canali possibili, quasi per avere conferma di come ci sentiamo.
Il premio in palio è l’affermazione della nostra identità, che abbiamo delegato al vicino di casa non essendo più in grado di sapere cosa vogliamo e cosa possiamo fare per ottenerlo. In questo caos le emozioni sono diventate sempre più corpi estranei, quando fanno capolino ci fanno paura, sembriamo non riconoscerle più al punto da non riuscire a contrastare i momenti più difficili, quelli in cui si sta male perché “è giusto” che si stia male. Se c’è un messaggio in questo piccolo libro credo sia proprio questo: spegnere l’interruttore, fermarsi e sentire di nuovo la sensazione della terra sotto i nostri piedi, imparando a godere delle cose più semplici, del semplice fischiettare guardando le nuvole stesi sul prato inventando storie buffe.
Una storia che ha la leggerezza della fiaba e la profondità di un classico. Un’originalissima riflessione sul dolore, l’amicizia, l’amore e il (non) senso della vita a partire dallo «spazio vuoto» che ognuno ha dentro di sé.
«Qualcosa di troppo, più che il nome della principessa del nuovo libro di Chiara Gamberale, è un ruggito a un mondo che viaggia con il pilota automatico. La sintesi più bella che potevano mettere insieme Qualcuno di Importante (il Padre) e Una di Noi (la Madre). Per lei non esistono pit-stop. Bisogna correre persino quando le ruote sono sgonfie. E fa niente se gli altri non ti capiscono.» – Carlo Baroni, Corriere della Sera
«Il romanzo di Chiara Gamberale è una favola per adulti dagli echi calviniani.» – Paola Dezi, Corriere Adriatico
«La Principessa Qualcosa di Troppo crescerà attraversando il dolore e scoprendo che l’amore, a volte, è questione di Niente.» – Vanity Fair
«Una favola leggera, che interseca i significati profondi dell’amore, dell’amicizia, del dolore, degli intrighi che fanno dell’esistenza uno spazio terremotato.» – Mariapia Bonanate, Famiglia Cristiana
«Chiara Gamberale indaga sul dolore, sulla ricerca dell’amore che sconfina nell’ossessione e ironizza sui social network.» – Francesco Musolino, Il Fatto Quotidiano
«Poetico, vero, non retorico, cristallino. Da leggere.» – Gabriele Ottaviani, Convenzionali
«I toni sono lievi e surreali, le parole viaggiano in coppia con le illustrazioni di Tuono pettinato, e i concetti sono tosti. Il lieto fine c’è ed è filosoficamente immenso.» – Marie Claire
«Chiara Gamberale ha messo nel suo nuovo romanzo l’intero mondo delle nostre ossessioni, del tormento e delle corse affannate nelle mani di una ragazzina di tredici anni con gli occhi gialli e spalancati che cerca di imparare a vivere.» – Il Foglio
«Chiara Gamberale spiega l’automatismo per cui molti passano puntualmente dall’esultanza per aver trovato la presunta metà della mela alla delusione per essersi sbagliati.» – Donna Moderna
«Un romanzo che è anche una fiaba. E che “suona” come una canzone.» – il Venerdì di Repubblica
«Chiara Gamberale, sulla scia della grande tradizione dei Calvino e dei Rodari e senza tradire la sua storia letteraria, costruisce fiabescamente una lettura lucida ed efficacissima dell’oggi.» – Il Messaggero
«Una favola da leggere a diverse età.» – L’Espresso
“…E le prese, all’improvviso, una grande nostalgia di Niente…”
La Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla nascita, rivela di possedere una meravigliosa ma pericolosa caratteristica: non ha limiti, è esagerata in tutto quello che fa. Si muove troppo, piange troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. Ma quando, per la prima volta, un vero dolore la sorprende, la Principessa si ritrova «un buco al posto del cuore». Com’è possibile che proprio lei, abituata a emozioni tanto forti, improvvisamente non ne provi più nessuna? Smarrita, Qualcosa di Troppo prende a vagare per il regno e incontra così il Cavalier Niente che vive da solo in cima a una collina e passa tutto il giorno a «non-fare qualcosa di importante». Grazie a lui, anche la Principessa scopre il valore del «non-fare», del silenzio, perfino della noia: tutto quello da cui è abituata a fuggire. Tanto che, presto, Qualcosa di Troppo si ribella. E si tuffa in Smorfialibro, il nuovo modo di comunicare per cui tutti nel regno sembrano essere impazziti, s’innamora di un Principe sempre allegro, di un Conte sempre triste, di un Duca sempre indignato e, pur di non fermarsi e di non sentire l’insopportabile «nostalgia di Niente» che la perseguita, vive tante, troppe avventure… Fino ad arrivare in un misterioso luogo color pistacchio e capire perché «è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura». Chiara Gamberale, abituata a dare voce alla nostra complessità, questa volta si concentra sul rischio che corriamo a volere riempire ossessivamente le nostre vite, anziché fare i conti con chi siamo e che cosa vogliamo. Grazie a un tono sognante e divertito, e al tocco surreale delle illustrazioni di Tuono Pettinato, Qualcosa ci aiuta così a difenderci dal Troppo. Ma, soprattutto, ci invita a fare pace col Niente.